Porta Pia 1870: Tage, die Geschichte schrieben

Roma, 15 settembre 1870, giovedì – Sono da poco passate le due del pomeriggio, quando si presenta a Ponte Milvio il tenente colonnello Gaetano Caccialupi, dello stato maggiore di Cadorna. Spiega alle sentinelle pontificie che deve parlare con il generale Kanzler e consegnargli una lettera del suo comandante. La lettera di Cadorna dice: "A nome di S. M. il Re d’Italia, il sottoscritto domanda l’ingresso della truppa italiana in Roma, onde occupare militarmente la città. La missione delle RR. truppe è puramente conservatrice, e diretta a tutelare l’ordine. Gli ufficiali e sott’ufficiali indigeni sarebbero conservati nei loro gradi. Le truppe straniere debbono essere licenziate, concedendo loro il rimpatrio (...)."
Rom, 15. September 1870, Donnerstag. Kurz nach 14.00 h erklärt Oberstleutnant Gaetano Caccialupi von Cadornas Generalstab den päpstlichen Posten an der Milvischen Brücke, er müsse mit ihrem General Kanzler sprechen und ihm ein Schreiben seines (= Caccialupis) Kommandeurs übergeben. Darin fordert der König, seine Truppen in die Stadt einziehen und sie besetzen zu lassen. Es handele sich dabei nur um eine Maßnahme zur Aufrechterhaltung der Ordnung. Allen einheimischen Offizieren und Unteroffizieren würde ihr Dienstgrad belassen. Die ausländischen Truppen (gemeint: die Zuaven, s. oben) seien zu entlassen; ihnen werde freie Rückkehr in ihre Heimat gewährt.



Caccialupi viene bendato e fatto salire su una carrozza chiusa che sarà scortata da un drappello di dragoni fino alla piazza della Pilotta, dov’è il comando di Kanzler. Il colloquio fra i due ufficiali non dura molto, poco più del tempo che occorre al generale pontificio per scrivere la risposta: " Sua Santità desidera di veder Roma occupata dalle proprie sue truppe, e non da quelle di altri Sovrani. Pertanto ho l’onore di rispondere che sono risoluto di fare resistenza coi mezzi che stanno a mia disposizione, come m’impone l’onore e il dovere".
Caccialupi wird mit verbundenen Augen in einer geschlossenen Kutsche unter Bewachung durch Dragoner in Kanzlers Hauptquartier an der Piazza della Pilotta gebracht. Die Unterredung der beiden Offiziere dauert nicht lange; nur wenig mehr, als Hermann Kanzler für die Abfassung seines Antwortbriefs benötigt: "Seine Heiligkeit wünscht die Stadt von seinen eigenen Truppen besetzt zu sehen, nicht von denen eines anderen Souveräns. Darum habe ich die Ehre zu antworten, dass ich entschlossen bin, mit allen mir zur Verfügung stehenden Mitteln Widerstand zu leisten, wie Ehre und Pflicht es mir gebieten."
 
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Civitavecchia ergibt sich: "Bixios Schreckensherrschaft beschleunigt die Übergabe".
Wobei m.E. aus heutiger Sicht (aber wir hatten uns ja bereits geeinigt, diese hier eben nicht zugrundelegen zu wollen) eigentlich keine Rede sein kann von "Schreckensherrschaft". Denn nach wie vor gehen die Gegner durchaus maßvoll miteinander um - aggressiv mehr in Worten als in Taten.


Civitavecchia, 16 settembre 1870, venerdì - Alle sette di questa mattina la corazzata italiana Terribile è entrata in porto. Circa tre ore dopo le truppe della seconda divisione hanno iniziato il loro ingresso in città. Ieri - ricorderete - Bixio aveva detto: " Domattina si chiederà dove fu Civitavecchia".
Civitavecchia, 16. September 1870, Freitag. Um 7.00 h morgens läuft das italienische Schlachtschiff Terribile in den Hafen ein. Ungefähr drei Stunden später beginnen die Truppen von Bixios zweiter Division den Einmarsch in die Stadt. Gestern - man möge sich erinnern - sagte Bixio: "Morgen schon wird man sich fragen, wo Civitavecchia einmal war."

Entgegen dieser kriegerischen Attitüde jedoch verbringt dann der Kommandeur, jedenfalls nach Aussage seines Begleiters Giuseppe Guerzoni, eine unruhige Nacht und sagt immer wieder: "Es schmerzt mich, eine italienische Stadt zu beschießen; nein: Ich möchte sie verschonen und werde alles tun, um nicht auf sie schießen zu müssen." Endlich wird dann über dem Forte Michelangelo die weiße Fahne gehisst.
Poi ha passato una notte inquieta, in cui, testimone il suo compagno di sempre Giuseppe Guerzoni, andava ripetendo: " È pur doloroso tirare su una città italiana; no: Voglio risparmiarla; farò di tutto per non tirare su di lei". Finalmente è apparsa la bandiera bianca sul Forte Michelangelo.



Dieses Experiment, um es so zu nennen, konnte man erfolgreich durchführen in Civitavecchia. Offensichtlich jedoch kann man für Rom nicht nach dem gleichen Schema verfahren: Am Sitz des Papstes muss man Zusicherungen, Garantien, überzeugende Argumente vorbringen - keine Drohungen. Demzufolge kann General Cadorna seinen Versuch von gestern (s. oben) nicht wiederholen. Jedoch bringt er seinen Trumpf ins Spiel, die Einnahme von Civitavecchia: Angesichts der Vergeblichkeit weiteren Blutvergießens, insbesondere mit Blick auf die Ungleichheit der angreifenden und der verteidigenden Kräfte, sei es im Sinne der Humanität, dass der Papst seinen Widerstand gegen die Besetzung aufgeben möge.
L'esperimento, chiamiamolo così, si poteva fare ed è riuscito a Civitavecchia. E' ovvio che a Roma non si può applicare lo stesso schema: Alla sede del Papa si devono portare assicurazioni, garanzie, argomenti di convinzione, non minacce.
Così il generale Cadorna non può che ripetere il tentativo già fatto ieri. Ha un argomento in più - questo è vero - ed è la presa di Civitavecchia, che era l'ultima, sia pure solo ipotetica, via di comunicazione fra lo Stato Pontificio e il resto del mondo. Cadorna lo usa e in una nuova lettera a Kanzler dice: "Dopo questo fatto, vieppiù compreso come sono dell'inutilità di ulteriore spargimento di sangue, specialmente considerando le forze dell'attacco rispetto a quelle della difesa, compreso dai sensi di umanità a cui l'E. V. è tanto meno estranea, vicina qual è alla Santità del Sommo Pontefice, non stimo inutile rinnovarle la domanda di non voler opporre resistenza alla occupazione militare di Roma".
 
Ach so ... vorhin vergessen, sorry: Nachgetragen sei, dass der Überbringer dieser Botschaft, General Orlando Carchidio, von seiner vergeblichen Mission überaus entrüstet zurückkehrte ins italienische Hauptquartier La Storta.
La lettera stavolta è affidata a un generale, Orlando Carchidio, che, come è successo ieri per Caccialupi, arriva bendato all'ufficio di Kanzler alla Pilotta. Le parole scritte da Cadorna hanno un pessimo effetto sul comandante pontificio. La sua risposta è indignata. "Ella - scrive a Cadorna - fa appello ai sentimenti di umanità, che certamente a niuno stanno più a cuore che a coloro i quali hanno la felicità di servire la Santa Sede, ma non siamo noi che abbiamo in qualche modo provocato il sacrilego attacco di cui siamo vittime".
Il più irritato di tutti è Orlando Carchidio, quando, a notte fatta, torna al quartiere generale della Storta: "Esser preso in giro da quei monsignori e canonici in veste militare! ... non so proprio come sono riuscito a non scattare, a trattenere la collera che mi soffocava!"
Der Brief wurde diesmal einem General anvertraut, Orlando Carchidio, der - wie am Vortag Caccialupi - mit verbundenen Augen eintrifft in Kanzlers Amtssitz an der Piazza Pilotta. Cadornas Worte machen einen sehr negativen Eindruck auf den päpstlichen Kommandeur; und er antwortet empört: Cadorna appelliere an Gefühle der Humanität, die jedoch niemandem mehr am Herzen lägen als allen, die zu ihrem Glück im Dienst des Heiligen Stuhls stünden. Sie seien jedoch Opfer der frevelhaften Attacke, nicht Angreifer.
Daraufhin sagt General Carchidio, als er zu nächtlicher Stunde nach La Storta zurückkehrt: Er sei an der Nase herumgeführt worden von jenen Monsignori und Kanonikern in Uniform; und er wisse wirklich nicht, wie es ihm gelungen sei, seine Wut zu unterdrücken, die ihn nahezu erstickt habe.
 
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@Gaukler

Zwischendurch ein Dank für die tägliche Verlinkung und Aufbereitung der einzelnen Episoden der Repubblica-Serie. Diese ersetzt vielleicht nicht die Lektüre eines fundierten Sachbuchs, aber immerhin begleitet sie in freundlich-informativer Weise die aktuellen römischen "Jubiläums"-Ereignisse von vor 150 Jahren.
 
Danke schön. :) Und übrigens habe natürlich auch ich selbst Freude an diesen täglichen Artikeln bis zum 2. Oktober. Allerdings steht die heutige Folge derzeit noch aus; aber wir haben's ja nicht eilig.
 
Zunächst jedoch eine andere Meldung in diesem Kontext: Porta Pia, torna a sparare il cannone che aprì la breccia nel 1870 - la Repubblica.
Per un giorno, a distanza di 150 anni da quel giorno, il cannone che il 20 settembre 1870 sparò il colpo che aprì la breccia a Porta Pia torna a sparare. L’esercito italiano lo ha fatto restaurare e lo tiene custodito presso la caserma di Montefinale, a Bracciano, dove c’è il comando Artiglieria.
Nach 150 Jahren wurde gestern nochmals geschossen mit der historischen Kanone, die am 20. September die Bresche an der Porta Pia schlug. Das italienische Heer hat sie restaurieren lassen und bewahrt sie auf in der Kaserne Montefinale, in Bracciano, wo sich das Artilleriekommando befindet.
 
Dieses kurze Kanonen-Video ist übrigens auch verlinkt in der heutigen Repubblica-Folge:
Die Truppen rücken vor: eine Schiffsbrücke, um den Tiber zu überqueren.
Grottarossa, 17 settembre 1870, sabato - È il giorno più lungo di Raffaele Cadorna, anche perché è quello del passaggio del Tevere e le operazioni, piuttosto complicate, sono state iniziate già ieri. Dalla via Cassia, per strade che sono tutt'altro che strade, si è passati alla Flaminia (...) I primi a partire ieri sera sono stati dodici battaglioni di bersaglieri e la brigata del genio. Sei battaglioni sono stati subito trasferiti con i pontoni alla riva sinistra del fiume, per prenderne il controllo.
Grottarossa, 17. September 1870, Samstag. Es ist Raffaele Cadornas längster Tag, auch weil es der der Tiber-Überquerung ist und die recht schwierigen militärischen Operationen bereits gestern begonnen haben. Von der Via Cassia aus sind sie an der Flaminia vorbeimarschiert über Straßen, die diese Bezeichnung nicht verdienen. Als erste am Vorabend aufgebrochen sind zwölf Bataillone der Bersaglieri und die Pionier-Brigade. Sechs Bataillone wurden sofort über eine Pontonbrücke auf das linke Fluss-Ufer verlegt, um es unter Kontrolle zu bringen.


"I bersaglieri - ha ordinato il generale - arresteranno tutti i borghesi che fossero presenti all'operazione, per impedirne la rivelazione." Gira voce che possa avercela soprattutto con i giornalisti. Poi è cominciata la costruzione del ponte su barche, che è durata sette ore. Il passaggio delle truppe sul Tevere ha avuto inizio alle cinque di stamattina.
Cadorna, che è arrivato alle otto - ci ha messo quattro ore per venire dalla Storta - adesso ammira soddisfatto la processione lenta e ordinata dei suoi soldati. (...) È passata per prima la tredicesima divisione. Ora tocca alla dodicesima. Il generale è lì che guarda le truppe, quando gli si presenta un bel signore elegante e barbuto: il conte Harry von Arnim, ambasciatore di Prussia presso la Santa Sede.
Die Bersaglieri - so der Befehl des Generals - sollen sämtliche Zivilisten festnehmen, die bei diesem Manöver zugegen sind, um dessen Aufdeckung zu verhindern. Es geht das Gerücht um, ihm seien dabei besonders die Journalisten ein Dorn im Auge. Dann begann der Bau der Schiffsbrücke, welcher sieben Stunden dauerte. Cadorna, der um 8.00 h eintraf - es hat vier Stunden gedauert, von La Storta aus herzukommen -, betrachtet nun befriedigt das langsame und geordnete Vorrücken seiner Soldaten. Zuerst ist die 13. Division hinübermarschiert; nun ist die 12. an der Reihe. Der General beaufsichtigt dort seine Truppen, als sich ihm auf einmal ein eleganter, bärtiger Herr vorstellt: Graf Harry von Arnim, preußischer Botschafter am Heiligen Stuhl.


Arnim chiede al generale ventiquattr'ore di tempo per tentare di convincere Pio IX a rinunciare a qualsiasi tentativo di resistenza. Cadorna (...) non può far altro che concedere al diplomatico il tempo richiesto (...). Saranno dunque ventiquattr'ore di cessate il fuoco, nelle quali però l'esercito italiano continuerà l'avvicinamento.
Intanto questo sabato 17 settembre rischia di divenire il giorno più lungo anche per il ministro degli Esteri Emilio Visconti Venosta. Che ci fa Arnim a Grottarossa? Chi lo ha mandato? Cosa cercano i tedeschi? Dopo aver fatto fuori Napoleone III, ci pensa Bismarck, adesso, a proteggere il papa?
Arnim verlangt 24 Stunden Aufschub für seinen Versuch, Pius IX. zu überzeugen von einem Verzicht auf jedweden Widerstand. Cadorna kommt nicht umhin, dem Diplomaten diese erbetene Zeit zu gewähren. Es wird folglich eine 24-stündige Feuerpause geben, während derer jedoch das italienische Heer seinen Vormarsch fortsetzen wird.
Unterdessen besteht das Risiko, es könnte dieser Samstag, 17. September, zum längsten Tag werden auch für Außenminister Emilio Visconti Venosta. Was tut Arnim dort bei Grottarossa? Wer hat ihn geschickt? Worauf sind die Deutschen aus? Denkt vielleicht Bismarck, nachdem er Napoleon III. ausgeschaltet hat, nun darüber nach, den Papst zu schützen?
 
Zu dieser letztgenannten Frage, die Außenminister Visconti-Venosta sich stellte, sei angemerkt:
Angesichts des im Folgejahr durch Bismarck eröffneten Kulturkampfs spricht m.E. kaum etwas dafür, er könne im Herbst 1870 eine militärische Intervention zugunstes des Papstes erwogen haben. Jedoch konnte das damals selbstverständlich noch niemand wissen; und außerdem: Bekanntlich war Bismarck ein gerissener alter Fuchs, der sich nicht selten völlig unvorhersehbarer Winkelzüge bediente. Darum erscheint mir der Gedanke durchaus als nicht von vornherein abwegig, er könnte bereits 1870 der offenen Auseinandersetzung einen Modus vivendi vorgezogen haben in ähnlicher Art, wie er dann 1878 mit Pius' Nachfolger Leo XIII. zustandekam und so trefflich im Kladderadatsch karikiert wurde, s. obiger Link.
 
Ich erlaube mir mal, auf einen älteren Buchtipp hinzuweisen:
 
So gut wie sicher stellt dieses Buch (das ich allerdings nicht gelesen habe) eine wirklich sehr gute vertiefende Lektüre dar.
 
Erinnert sei daran, dass Bismarck den Italienern noch etwas schuldete, weil sie durch ihr Eingreifen in den "Deutschen Krieg" 1866 immerhin etwa ein Viertel des österreichischen Heeres daran hinderten, sich am Kampf gegen die Preussen zu beteiligen und es diesen dadurch ermöglichten, die entscheidende Schlacht von Königgrätz zu gewinnen. Die Italiener selbst waren zwar in diesem Krieg wenig erfolgreich und erlitten eine böse Schlappe in der Schlacht von Custozza, aufgrund des preussischen Sieges in Böhmen fanden sie sich aber - sieh da - auf der Seite der Sieger wieder und durften den Österreichern trotz ihrer Mißerfolge im Krieg Venetien abnehmen. Die Verbindungen zwischen Preußen und Italien waren demnach hervorragend und die Freundschaft eng und Bismarck wäre zwar mit Sicherheit nicht bereit gewesen, einer völligen Entmachtung des Papstes als geistiger Führungsperson etwa im Sinne Garibaldis zuzustimmen (schon wegen den vielen Katholiken im neuen Reich) aber ein Ende des Kirchenstaates gestand er Italien schon wegen 1866 (s.o.) sicher zu. Natürlich hätte Bismarck mit einem Machtwort das Ende des Kirchenstaates verhindern und die Rolle Napoleons III. übernehmen können, aber das war nun auch nicht in seinem Sinne.
Dass sich das deutsch-italienische Verhältnis zumindest emotional aufgrund des unseligen und unsinnigen Eingreifens Garibaldis im Krieg gegen Frankreich bald darauf verschlechterte, sei nur noch am Rande erwähnt.
 
Ohne jetzt en detail einzugehen auf diese diversen Hinweise, kann ich jedenfalls so viel aus eigener Erfahrung sagen bzw. bestätigen: Ja, immer wieder höre ich von italienischen Bekannten (und nur ein einziger von ihnen ist m.E. vermutlich dem Neo-Faschismus zuzurechnen; aber wir hatten auch schon seit rd. 18 Jahren keinen Kontakt mehr) ungefähr meines Alters, plus/minus 10-12 Jahre, ihnen sei wirklich sehr viel gelegen an der deutsch-italienischen Freundschaft. Sie sei in ihren Augen geradezu die Völkerfreundschaft par excellence; quasi naturgegeben. Zuweilen ist dann auch die Rede von irregeleiteten politischen Systemen in dem einen oder dem anderen Land; jedoch die Italiener und die Deutschen könnten im Prinzip gar nicht anders, als Freunde zu sein.

Hoffen wir also, es möge dieses Gefühl von Gemeinsamkeit auch in Zukunft nicht verlorengehen.
 
Italiener und Deutsche sind seit mehr als 1000 Jahren verbunden und die Deutschen lieben das Land und die Menschen, neigen allerdings gern dazu, manches etwas zu verachten. Und die Italiener vice versa ebenso, mitunter allerdings gepaart mit etwas historisch verursachter Furcht. Wirklich begründet ist nichts davon.
 
Ich erlaube mir mal, auf einen älteren Buchtipp hinzuweisen:

Daraus zitiert auch der Autor des folgenden Artikels: In Rom endete vor 150 Jahren die weltliche Macht der Päpste

Es sollte kein gefährlicher Krieg sein, eher "Kriegstheater", dessen Ergebnis schon vorher feststeht. Ein "militärischer Spaziergang, eine Art Abenteuerurlaub", begleitet von Diplomaten und Reportern, schrieb der Publizist Gustav Seibt, der in seinem Buch "Rom oder Tod" viele zeitgenössische Quellen und Presseberichte ausgewertet hat.
Der Einmarsch in das Gebiet der Päpste in Italien sei der erste Feldzug der Geschichte gewesen, der von Politikern so bürokratisch gesteuert wurde, wie Seibt betont. Man war auf höchste Sicherheit bedacht, Risiken und Opfer sollten minimal bleiben.

Da die Links von kathpress nie lange von Bestand sind, kann man sich den Artikel bei Interesse ausdrucken.
 
Man kann alles unterschreiben , was Kathpress hier äußert. Deswegen ist ja das Buhei, das in Italien um den ruhmreichen Sturm auf die Porta Pia veranstaltet wird, wirklich etwas grotesk. Das war - mit damaligen und heutigen Maßstäben gemessen - noch nicht einmal ein ernsthaftes Gefecht, noch viel weniger einer blutige Schlacht, die Denkmäler rechtfertigen würde. Militärisch war das gar nichts.
Politisch ist das eine ganz andere Sache. Cavour und Bismarck waren die politischen Genies der Epoche, mag man von deren einzelnen Handlungen halten was man will.
 
Und bevor irgendjemand noch mit einer korrigierenden Aussage kommt. Ich weiss schon, dass Cavour 1870 schon lange tot war und er daher sein politisches Werk nicht vollendet sehen konnte. Gleichwohl war er der Bismarck Italiens und brachte seine Vorstellungen ebenfalls wie dieser über einen Monarchen hinweg durch, der völlig überfordert war.
 
Heute war leider bis zum frühen Nachmittag (mindestens) die neue Folge noch nicht erschienen; und jetzt, wo ich mich wieder an den PC setzen kann, habe ich nicht viel Zeit. Darum werde ich mich ausnahmsweise mal auf eine knappe Zusammenfassung fast völlig ohne Zitate beschränken.
Die Stadt ist belagert. "Aber es gibt diesen oder jenen, der noch auf einen Rückzug hofft."

Solche Hoffnungen gehen zurück auf diverse Truppenbewegungen weg von der Milvischen Brücke in Richtung auf andere Orte wie z.B. der Porta Salara und der Porta Pia, wovon Cadorna sich einen einfacheren Durchbruch verspricht. Die römische Bevölkerung strömt zur Porta Pia, mit ruhigem Gesichtsausdruck, wie es heißt - darunter auch ein Bischof, Ordensbrüder und Jesuiten.
"Intanto la popolazione va tutta curiosando con gioia, ed il concorso di carrozze dovunque, e di passeggieri, è veramente insolito. Oggi, verso porta Pia, si vedeva un passeggio animatissimo con qualche vescovo, frati e perfino Gesuiti con volto tranquillissimo".


Die Bersaglieri haben als Vorposten S. Agnese fuori le mura besetzt (von wo aus es vermutlich auch damals schon nur noch ca. 2,2 km wären bis zur Porta Pia).

Botschafter Harry von Arnim hat an Cadorna geschrieben, sein Vermittlungsversuch beim Papst sei gestern nicht gelungen - eine Nachricht, die dem General gelegen kommt.

Von den diversen Notizen bzgl. der Truppenbewegungen greife ich nur die beiden letzten Sätze heraus; wobei der Schlussatz wohl auf Differenzen zwischen Cadorna und Bixio hindeutet (wie derselbe als unser Zeitzeuge ;) uns ja eingangs schon berichtete):
Quanto all'Ovest, il comandante in capo non sa esattamente dove sia Bixio. O forse preferisce non saperlo.
Was den Westen betrifft, so weiß der Oberkommandeur nicht genau, wo Bixio ist. Oder vielleicht zieht er es vor, das nicht zu wissen.
 
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Auch mir gefällt die Darstellung bei Kathpress gut - wenngleich ich im Gegensatz zu @gordian nicht "alles unterschreiben" würde. Nämlich diese Einzelangabe nicht:
Dagegen kommandierte der königliche General Alessandro Cadorna 50.000 Mann.
Denn wie wir ja wissen, trug er den Vornamen Raffaele. ;)

Übrigens wäre ich auf diese Idee absolut nicht gekommen:
Da die Links von kathpress nie lange von Bestand sind, kann man sich den Artikel bei Interesse ausdrucken.
Sondern ich habe mir den Text in eine Datei kopiert. - Danke schön für den Hinweis auf die zu vermutende Kurzlebigkeit des Links.
 
Stimmt, den falschen Vornamen von General Cadorna hab ich übersehen:mad:;) :D
Berühmter Name in der italienischen Militärgeschichte, wobei vor allem Raffaeles Sohn Luigi im Blick der Nachwelt ziemlich umstritten ist
 
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Wie ja bereits dem gestern verlinkten Kathpress-Artikel zu entnehmen war, weist Pius IX. seinen General Hermann Kanzler an, sich zu ergeben, sobald die Bresche geöffnet worden sei:
(...) Papa Mastai scrive: "In quanto poi alla durata della difesa sono in dovere di ordinare che questa debba unicamente consistere in una protesta atta a constatare la violenza, e nulla più; cioè di aprire trattative per la resa appena aperta le breccia".
Papst Mastai(-Ferretti) schreibt: "Bzgl. der Dauer der Verteidigung bin ich verpflichtet, anzuordnen, dass sie bestehen möge lediglich aus einem Akt des Protests, um die Gewaltanwendung zu konstatieren, und nichts darüber hinaus; d.h. dass Übergabe-Verhandlungen zu eröffnen sind, sobald erst einmal die Bresche (in die Mauer) geschlagen wurde."

Die beigefügte Zeichnung bezieht sich darauf, dass am Nachmittag dieses Tages (= Montag, 19. September) Pius IX. die Heilige Stiege bei S. Giovanni in Laterano erklomm, also in traditioneller Art: auf Knien im Gebet.
 
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